Chi soffre di timidezza pensa che non ci sia scampo per lui, che sarà costretto per tutta la vita a subirne la pressione senza potersene liberare. In realtà questa convinzione è dovuta spesso da due fattori:
- Non si conoscono metodi per vincerla.
- Scarsa autostima
Infatti la timidezza va controllata, gestita ed infine sconfitta, di sicuro ci sono vari livelli e per ognuno di essi, ovviamente, il lavoro da fare è diverso. Ma in tutti i casi si può migliorare, con tempo e pazienza.
Quello che ti serve è soltanto la tua forza di volontà e la voglia di migliorare.
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Non devi credere che la timidezza sia un male che va debellato, ma è soltanto una parte di te, piccola, che però in questo momento ha più potere di quanto debba avere.
Non credere che nessuna donna ti amerà a causa della timidezza, le persone si innamorano dei pregi ma ancora di più dei difetti e personalmente penso che siano ancora più importanti i nostri tratti che ci caratterizzano.
La timidezza per te non deve essere un difetto o un pregio, ma solo uno tuo vezzo, un elemento sfumato del tuo modo di essere che ti rende ancora più unico.
Cos’è realmente la timidezza.
La timidezza inizia a svilupparsi dai 18 mesi di vita. Scoprire le cause precise è un’impresa impossibile visto che si dovrebbe regredire a quei pochi mesi di vita in cui i condizionamenti sociali, le esperienze ti hanno fatto perderne il controllo.
Quello che è possibile fare, invece, e che serve per comprendere e poi disattivare i motivi che ti scatenano la timidezza, è conoscerne le componenti.
Ogni persona ne soffre, nessuno è immune alla timidezza, a quella morsa allo stomaco che ti obbliga a non agire, a non metterti in discussione.
Secondo il Professor Bernardo J. Carducci del Shyness Research Institute la timidezza è formata da 3 elementi:
- Eccessiva coscienza di sé, in pratica durante un evento sociale sei eccessivamente focalizzato su te stesso.
- Autovalutazione troppo negativa, tendi a giudicarti sempre e soltanto in modo negativo, sia fisicamente che mentalmente.
- Pessimismo personale, dai troppa attenzione a tutto quello che fai, in un contesto sociale, giudicandolo negativo e pensando che gli altri facciano con te la stessa cosa.
Sicuramente, se sei un timido, ti sarai immedesimano in alcuni, se non tutti i comportamenti sopra elencati. Come vedi il filo comune è sempre uno solo: tu.
Tu sei la causa, ma anche la cura.
La tendenza a metterti al centro della tua attenzione, sotto una lente di ingrandimento, scatena la timidezza. Gli altri quindi non sono la causa della timidezza, ma l’effetto, la vera causa è la tua eccessiva attenzione su chi sei e cosa fai.
Il non sentirti a tuo agio tra le persone non è dato da vere risposte negative dell’ambiente ma dalla tua idea che gli altri ti giudichino negativamente.
Purtroppo le capacità sociali dei timidi sono sempre sotto la media, soprattutto perché non osservano il mondo e non si mettono in discussione, non fanno esperienze.
Per avvalorare questa tesi basta comprendere che la timidezza colpisce più gli uomini che le donne. Cosa c’entra? Le donne sono sempre state, dalla preistoria ad oggi, la colonna portante della società.
Mentre l’uomo era a caccia loro interagivano e sviluppavano al meglio le capacità sociali e relazionali. Il cosiddetto sesto senso femminile non è altro che questo.
L’essere in grado di comprendere le persone meglio di come facciano, di media, gli uomini. Il linguaggio del corpo di una donna è più ricco di sfaccettature e messaggi, ne manda circa 5 volte in più di un uomo.
Questo le permette di capire gli altri in modo migliore e di saper essere più “socievole” rispetto al sesso forte.
Ovviamente esistono anche molte ragazze timide, ma sono meno degli uomini, in entrambi i casi, però, c’è una soluzione. Non è ne semplice ne tantomeno immediata ma lavorando su te stesso potrai vincere la timidezza.